Il parere gel Geologo ricercatore dott. Eugenio Auciello, dalla pagina ufficiale https://www.facebook.com/moliseeterremoti/

Buona sera a tutti voi.

Ho ricevuto diverse richieste di spiegazioni riguardo alcuni articoli e servizi trasmessi in TV nella giornata di ieri dai titoli poco rassicuranti che parlano della scoperta di “una sorgente di magma” nell’area del Sannio-Matese che può essere “causa di forti terremoti”. Quindi ho deciso di scrivere qualcosa per fare un minimo di chiarezza ed evitare i soliti, inutili allarmismi.

Sorgente magmatica

I terremoti della sequenza sismica del Sannio-Matese del 2013-2014 rivelano la presenza di magma in profondità che può essere rilasciato episodicamente dando luogo a terremoti (fonte: INGV)

L’articolo scientifico cui si riferiscono le notizie è quello pubblicato sulla rivista “Science Advances” dal titolo “Seismic signature of active intrusions inmountain chains“ e realizzato da alcuni ricercatori INGV e del Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università di Perugia.
Il lavoro è articolato attraverso un approccio sismologico, con lo studio della sequenza sismica del Matese avvenuta tra il Dicembre 2013 e il Gennaio 2014, e un approccio geochimico, studiando la chimica delle sorgenti d’acqua e le emissioni gassose nell’area del Sannio-Matese.
Secondo gli autori, la sismicità del 2013-2014 si sarebbe verificata in un volume di crosta terrestre compreso tra 15 e 25 km di profondità interessato da una anomalia geotermica, cioè una zona dove le temperature sono significativamente differenti rispetto a quella che normalmente ci possiamo aspettare in quel certo intervallo di profondità. Più nel dettaglio, la sismicità risulta essere localizzata intorno ad un “dike-like aseismic volume”, cioè una massa priva di sismicità simile ad un dicco.
Un dicco è una intrusione, cioè una massa magmatica di forma molto allungata che, salendo dal basso a partire da una sorgente magmatica, si inserisce nelle rocce via via più superficiali.
Secondo gli autori, l’interpretazione più plausibile dei dati ottenuti è quella di un magma caldo che alimenta un'intrusione preesistente, generando una sovrapressione di fluidi nella crosta che può spiegare le caratteristiche della sismicità osservata nel 2013-2014.
Le conclusioni più importanti del lavoro sono che, sebbene il volume di crosta indagato mostri delle caratteristiche simili a quelle di aree vulcaniche, tuttavia mostra rispetto a queste ultime anche delle sostanziali differenze. Queste fanno ritenere che la sequenza del 2013-2014 sia legata ad un singolo impulso di alimentazione dell’intrusione e non ad un processo continuo che porta all’accumulo di magma. Pertanto, tale processo “may trigger earthquakes with magnitudes that may be relevant to seismic hazard assessment”, cioè può innescare terremoti con magnitudo che possono essere rilevanti per le valutazioni di rischio sismico.

In sintesi, questo lavoro suggerisce che, oltre alla sismicità appenninica generalmente interpretata come dovuta al solo stress tettonico o all'interazione tra stress tettonico e accumuli di gas sovrapressurizzati nella crosta superiore, esiste e deve essere presa in considerazione anche una sismicità più profonda associata al rilascio di fluidi da corpi intrusivi.

Tutto qui, questo è quanto si può leggere nella pubblicazione.
Quindi, non c’è alcun “vulcano sotto al Matese” e...no, il magma non “causa forti terremoti”. I forti terremoti - quelli con magnitudo superiore a 6 per avere un’idea - sono causati dalle faglie tettoniche e non dal magma. Questo lo sappiamo benissimo, basta semplicemente considerare il fatto che, a livello mondiale, in nessuna area vulcanica sono stati finora registrati terremoti così grandi. Questo perché le aree vulcaniche hanno dei limiti fisici e geometrici non compatibili con la genesi di grandi terremoti.
Al più, si può ipotizzare che un processo come quello descritto possa innescare dei terremoti profondi di moderata magnitudo (come da conclusioni della pubblicazione) che, a loro volta, potrebbero influenzare lo stato di stress di grandi faglie.
Ma nulla del genere è mai stato osservato.

Come sempre, disponibile per ulteriori chiarimenti.

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