Riprendendomi lentamente da una febbre alta e debilitante, a corto di sonno e denutrito, come promesso vi aggiorno sulla situazione terremoto
Fino ad oggi (ore 22) sono state registrati 126 eventi sismici dei quali solo 5 oltre magnitudo 3.
Molte notizie, statistiche e approfondimenti potete leggerli (se già non lo avete fatto) sul sito dell’INGV (
ingvterremoti.wordpress.com/2016/01/17/e...6-e-approfondimento/) che rimane l’ente di riferimento più rigoroso in materia geofisica.
Tuttavia gli elementi più importanti da considerare (per intenderci, quelli che gli esperti vanno ad analizzare per primi) sono essenzialmente tre: caratteristiche dell’evento principale, posizione rispetto alle faglie note e distribuzione degli eventi e della magnitudo nello spazio e nel tempo.
Il meccanismo calcolato per l’evento principale (Mw 4.3) è di tipo distensivo ad orientazione appenninica: è la tipologia di meccanismo tipica delle faglie attive che hanno dato in passato dei terremoti distruttivi.
Le coordinate ipocentrali suggeriscono che la faglia attivata probabilmente non è connessa geometricamente al sistema di faglie attive del Matese settentrionale (Bacino di Bojano): tuttavia non si possono escludere connessioni meccaniche (tecnicamente linkage e strutture sintetiche-antitetiche).
La distribuzione spaziale degli eventi lascia pensare che la faglia o porzione di faglia attivata sia a ridosso di una barriera strutturale trasversale (probabilmente tra la struttura “Bojano” e “Tammaro Basin”, DISS 3.1): tecnicismo a parte, in genere questa situazione sfavorisce la propagazione dell’attività sismica, che tende a rimanere confinata e a scemare.
La distribuzione temporale della magnitudo indica che si tratta di una piccola sequenza sismica (non uno sciame come spesso si è letto) la cui attività è in fase di esaurimento: quest’ultima considerazione non esclude tuttavia che ulteriori sequenze possano conseguentemente attivarsi ma avverrebbero su elementi tettonici adiacenti.